INTRODUZIONE
Questo libro consta di una serie di riflessioni su storie di persone e, talvolta, anche sui loro scritti. Non è un libro che narra le storie di queste persone o esamina i loro scritti solamente come questione di interesse storico. Si tratta didecifrare delle storie: decifrare storie e scritti che a loro volta si propongono di decifrare il mondo e aiutare a illuminarlo. È un tentativo di cogliere il senso di vite che colgono il senso del mondo e che può aiutarci anche a cogliere il senso di Dio.
Questa considerazione non dovrebbe suonare né sorprendente né nuova, giacché, certamente, è proprio quanto avviene nel Nuovo Testamento. Non è un caso che Gesù venga ricordato nei vangeli come un narratore e non solo come uno che insegna delle generiche verità. Sappiamo che uno dei tratti più distintivi del suo insegnamento consisteva nel suo utilizzo dellanarrazione. Ed è significativo a tale riguardo che, nel racconto di Gesù che dopo la resurrezione cammina con i discepoli sulla strada per Emmaus, ciò che Gesù di fatto compie è rinarrare una storia.
“Non sai”, dicono i discepoli a Gesù, “che cosa è successo? Non conosci la storia di quel che è successo a Gerusalemme negli ultimi giorni? Devi essere l’unica persona a non saperla”. Per tutta risposta Gesù dice, in realtà: “Vi racconterò iotutta la storia”. E, “cominciando da Mosè e da tutti i profeti”, egli rinarra la storia di quanto era accaduto a Gerusalemme negli ultimi giorni finché finisce per avere un senso; e, quando il pane viene spezzato a tavola, i discepoli si rendono conto che un tipo completamente nuovo di senso è stato dato a tutta laloro storia, la loro vita e il loro contesto, da questo incontro con il Cristo risorto (cf. Lc 24,13-35).
La resurrezione permette di rinarrare l’intera storia del rapporto di Dio con il suo popolo attraverso i secoli, man mano che gradualmente giunge al suo punto focale e culminante nella morte e resurrezione di Gesù. Alla luce della narrazione fatta da Gesù, i discepoli tornano di corsa a Gerusalemme per aiutare tutti gli altri a rivedere completamente le loro storie. Questo è un modo per descrivere come agisce la proclamazione della buona notizia, un modo di accedere alla dottrina cristiana della redenzione. Parlare di noi stessi come di peccatori redenti significa dire che abbiamo imparato a narrare la nostra storiadiversamente. O, per dirlo in modo molto sintetico, il peccatore non redento è una persona che non ha ancora imparato come narrare una storia diversa su se stesso, ma solo una storia di fallimento, una storia di perdita, una storia di colpa.
È del poeta orcadiano George Mackay Brown un racconto breve –Brig o’Dread – pertinente al riguardo, un racconto che in effetti parla del purgatorio. Inizia con la descrizione di un uomo apparentemente perso da qualche parte su un altopiano coperto di nubi. Volge lo sguardo intorno, a un paesaggio desolato e privo di punti di riferimento. A prima vista non vi è alcun indizio sulla direzione da prendere. Nel frattempo, mentre lui arranca nella nebbia la sua memoria elabora senza sosta ricordi di cose andate storte, nella sua vita. Man mano che la storia prosegue, viene fatto capire con sottigliezza che quest’uomo è morto, e non sa dove sta andando perché ancora non sa narrare una storia sulla sua vita che ne colga il senso e che porti verso la riconciliazione e il ritorno a casa. Scopre di